Bambini, Genitori, Educatori Al Nido D'Infanzia. Un'Esplorazione .

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Università degli Studi di Milano BicoccaScuola di Dottorato in Scienze UmaneDottorato in Scienze della Formazione e della Comunicazione“Teorie della formazione e modelli di ricerca in pedagogia e in didattica”XXIV CICLOBAMBINI, GENITORI, EDUCATORI AL NIDO D’INFANZIA.UN’ESPLORAZIONE “MICROPEDAGOGICA” DEI MOMENTI DITRANSIZIONECoordinatore: Ch.ma Prof.ssa Ottavia ALBANESESupervisore: Ch.ma Dott.ssa Chiara BOVEDottoranda: Silvia CESCATOAnno Accademico 2011/2012

RIASSUNTOIl presente lavoro si colloca nell’ambito degli studi di pedagogia dell’infanzia e riprende esviluppa, in particolare, le ricerche che hanno approfondito le relazioni tra adulti (genitori ededucatori) e tra bambini e adulti nel nido d’infanzia. Scopo del lavoro è indagare le dinamicheinterattive che si instaurano tra genitori, educatori e bambini, durante i momenti di transizione dalcontesto familiare a quello istituzionale (l’ingresso mattutino e l’uscita pomeridiana), intrecciandol’analisi microanalitica delle interazioni, con l’esplorazione dei processi di interpretazione deglieducatori in esse coinvolti. L’assunto è che i momenti di “transizione ecologica”(Bronfenbrenner, 1979), in cui genitori ed educatori condividono e negoziano il passaggio delleresponsabilità educative del bambino, rappresentino sia delle routine atipiche nella quotidianità delnido, che consentono di indagare le interazioni tra i genitori e gli educatori in presenza deibambini, sia occasioni pedagogiche privilegiate per far emergere, in modo più “naturale”, lerappresentazioni e i significati attribuiti alle interazioni stesse dai protagonisti.Numerosi studi hanno infatti messo a fuoco la specificità pedagogica di questi eventi ditransizione (Barbieri et al., 1983, Angelini et al., 1983, Maltempi, 1986, Comotti, Varin, 1988,Varin, Riva Crugnola, 1996) e la loro centralità nella costruzione di buone relazioni tra servizi efamiglie (Milani, 2009), richiamando l’attenzione al ruolo dell’osservazione delle interazioni nellaformazione degli educatori. Ricerche nel nido d’infanzia, in particolare, hanno messo in luce lanecessità di sostenere gli educatori affinché siano artefici di interventi di accoglienza, presa incarico e sostegno alla separazione tra il genitore e il bambino, congruenti con gli stili di relazionedella coppia (Mantovani, Saitta, Bove, 2000, Carli, 2002) e con la variabilità culturale dei modellirelazionali (LeVine, New, 2008). Tuttavia, a livello teorico, quasi tutti gli studi che hanno indagatoquesta dimensione dell’esperienza educativa si sono rifatti a prospettive relazionali di tipo diadico(focalizzate cioè sulla coppia genitore-bambino o educatore-bambino), spesso informate daglistudi dei teorici dell’attaccamento (Bowlby, 1973, Ainsworth et al., 1978) e più raramente hannointrecciato la dimensione osservativa dei comportamenti con la rilevazione delle rappresentazionisoggettive degli adulti coinvolti.La sfida che viene qui affrontata è quella tornare a studiare questi momenti facendosi guidaredalle indicazioni teoriche e metodologiche che emergono dalla ricerca psicologica più recente erelative a come analizzare i micro-processi che compongono le dinamiche interattive nei contestieducativi, adottando una prospettiva triadica e processuale (Fivaz-Depeursinge, Corboz-Warnery,1999, Tremblay-Leveau, 1999; Simonelli et al., 2012). L’ipotesi è che il metodo di osservazione ditipo microanalitico che gli autori propongono, riletto in prospettiva pedagogica, possa contribuiread ampliare le possibilità di fare ricerca educativa su questi temi in modo situato, rigoroso, ma nelcontempo rilevante per la formazione degli educatori coinvolti.Accogliendo la proposta di osservare le interazioni in prospettiva triadica, la tesi considera lapossibilità, pedagogicamente rilevante, di porre l’accento non tanto, o non solo, sulla separazione(temporanea) della coppia bambino-genitore, quanto sui micro-processi di passaggio e diaffidamento nella triade educatore-genitore-bambino, sui loro reciproci posizionamenti, sullealleanze o dis-alleanze educative, e sui fattori che rendono più o meno fluide le dinamiche ditransizione. Nel contempo, lo studio adotta una prospettiva fenomenologica (Bertolini, 1997,Mortari, 2007, Caronia, 2011) e micropedagogica (Demetrio, 1992) e intreccia la descrizionemicroanalitica delle dinamiche interattive con la rilevazione dei significati ad esse attribuiti daiprotagonisti (Stern, 1995, 2004), provando a mettere in dialogo il piano osservativo deicomportamenti con quello più “sommerso” delle rappresentazioni e dei modelli educativi eculturali.Da un punto di vista metodologico, il lavoro si colloca nella tradizione della ricerca sul campo ineducazione (Lumbelli, 1980, Mantovani, 1998) e coniuga gli strumenti della ricerca qualitativa(focus group, colloqui, osservazioni) con alcune recenti indicazioni di metodo, sviluppatenell’ambito della videoricerca, relative all’uso del video nei contesti educativi e formativi(Goldman et al., 2007, Bove, 2008, 2009). In questo senso il lavoro può essere inteso anche come

“studio pilota sul metodo”, dal momento che esplora le “latenze formative” (Bove, 2009) deglistrumenti e dei metodi utilizzati, approfondendo in particolare la valenza pedagogico-formativadella microanalisi e video-microanalisi delle interazioni. Tali strumenti sembrano offrireinteressanti implicazioni per ampliare la riflessione e la ricerca educativa nei servizi. Essisuggeriscono infatti la possibilità di fermare l’attenzione sui micro-processi interattivi,sollecitando così l’emergere delle rappresentazioni degli educatori, favorendo in questo modo sialo studio dettagliato delle pratiche, sia l’avvio di processi di riflessività che sappiano tenereinsieme il piano osservativo-conoscitivo con quello interpretativo-riflessivo.La ricerca, di carattere idiografico, è stata condotta in un nido d’infanzia di Parma, e si è posta iseguenti obiettivi così sintetizzabili: osservare, descrivere e analizzare in prospettiva microanaliticale dinamiche interattive e le configurazioni relazionali messe in atto tra adulti (genitori, educatori)e bambini nei momenti di transizione quotidiana al nido d’infanzia; rilevare le rappresentazionidegli educatori su alcuni episodi specifici di transizione, sollecitando processi ricostruttivi di tipomicroanalitico; esplorare le potenzialità formative di un approccio metodologico misto (visuale enarrativo) basato sull’intreccio tra la descrizione osservativa dei comportamenti e la riflessione suisignificati attribuiti ad essi dagli educatori protagonisti. A livello generale, la ricerca si è postal’obiettivo di riportare l’attenzione pedagogica ai momenti di “transizione casa-nido” percontribuire a ridurre la distanza che spesso separa i discorsi degli educatori sulla relazione con lefamiglie dalle pratiche agite quotidianamente nei contesti, ri-centrando l’attenzione degli educatorisul proprio ruolo e sull’osservazione delle competenze interattive dei bambini e dei genitori, oggiquanto mai necessaria in contesti educativi culturalmente così complessi.A livello empirico, la ricerca si è articolata in tre fasi successive una all’altra che hanno coinvoltole educatrici del nido individuato come contesto di ricerca, in diversi momenti di osservazione edi riflessione individuale e intersoggettiva sui propri comportamenti. In una prima fase si sonoesplorate le idee e le concezioni educative delle educatrici attraverso la conduzione di colloquiinformali, momenti di discussione di gruppo e osservazioni partecipanti. In una seconda fase,volta a indagare più in profondità le rappresentazioni delle educatrici sui momenti di interazionecon i bambini e i genitori, sono state condotte alcune interviste di tipo microanalitico –riprendendo alcune indicazioni di metodo originariamente messe a punto da Stern (1995) finalizzate a sollecitare, la produzione di resoconti narrativi degli episodi di transizione ritenuti piùo meno “positivi” dalle educatrici stesse. Parallelamente sono stati osservati e videoregistrati 100episodi di “ingresso e di uscita” dei bambini e dei loro genitori dal nido, 40 dei quali sono statisuccessivamente selezionati come campione rappresentativo per avviare un lavoro diosservazione microanalitica delle interazioni, volto anche a individuare eventuali pattern o schemiricorrenti di interazione. Da ultimo, nella terza fase della ricerca, le educatrici coinvolte nellevideoregistrazioni sono state invitate a partecipare a un esercizio di ricostruzione critico-riflessivadei propri comportamenti mediato dalle immagini, allo scopo di sensibilizzarle all’osservazioneanalitica dei processi dinamici di interazione e alla riflessione sui propri comportamenti e sui loroassunti.L’analisi dei dati (visuali e narrativi) ha consentito di mettere in luce alcuni aspetti, che riportiamoin termini sintetici:- da un lato la microanalisi delle situazioni osservate ha permesso di mettere a fuoco lacomplessità dei momenti di transizione, aiutando a evidenziare il ruolo degli educatori e lecompetenze interattive, spesso taciute, dei bambini nei primi anni di vita;- dall’altro l’analisi dei discorsi, e dunque dei significati raccolti durante i momenti di intervista esuccessivamente di discussione dei filmati con gli educatori, evidenzia i segnali di uncambiamento nelle modalità con cui le educatrici protagoniste commentano e interpretano ilproprio ruolo nei momenti di accoglienza dei bambini al nido, riconsiderando anche lecompetenze dei bambini e dei genitori.Nel complesso i risultati della ricerca ci consentono di confermare la valenza formativa dellavideo-microanalisi delle interazioni che, in prospettiva, potrebbe essere ulteriormente sviluppataanche rispetto alle sue ricadute sui comportamenti degli educatori.

SUMMARYThis work is part of research on early childhood education and it takes up and develops studiesthat have investigated the relationships between adults (parents and educators) and betweenchildren and adults in ECEC settings in particular. The aim was to investigate the interactivedynamics that develop between parents, educators and children during transitions from thefamily to the school context (morning arrival and early afternoon leaving), linking microanalytical interaction analysis with the exploration of interpretation processes by the educatorsinvolved. The assumption is that moments of "ecological transition" (Bronfenbrenner, 1979),when parents and educators share and negotiate the transfer of educational responsibilitiesregarding the child, are atypical moments in the daily routines at school, creating the opportunityfor focusing on the interactions between parents and educators in the presence of children, thuscreating privileged educational opportunities that make the ideas and meanings attributed to theseinteractions by the protagonists themselves emerge in a more "natural" way.Numerous studies have focused on teaching the specificity of these transition events (Barbieri etal., 1983, Angelini et al., 1983, Maltempi, 1986, Comotti, Varin, 1988, Varin, Crugnola Riva, 1996)and their central role in building good relationships between services and families (Milani, 2009),drawing attention to the role of observing interaction in teacher training. Research in the ECEC,in particular, has highlighted the need to support educators so that they are builders of rituals androutines which support the separation between parent and child, consistent with the relationshipstyle (Mantovani, Saitta, Bove, 2000, Carli, 2002). However, in theory, almost all studies that haveinvestigated this dimension refer to dyadic relational types (i.e. focused on the parent-child orteacher-child pair), often based on studies which refer to attachment theory (Bowlby, 1973,Ainsworth et al.,1978) and rarely have they included observing behavior to reveal the subjectiveideas of the adults involved.The challenge is to go back and study these moments, guided by the theoretical andmethodological indications that emerge from the most recent psychological research on how toanalyze the micro-processes involved in interaction dynamics in educational settings, adopting atriadic, process-oriented perspective (Fivaz-Depeursinge, Corboz-Warnery, 1999, TremblayLeveau, 1999; Simonelli et al., 2012). The authors suggest reinterpreting micro-analyticobservation in a pedagogical perspective, since it can help expand educational research regardingthese issues in a situated, rigorous yet relevant way for training the teachers involved.Through observing interactions in a triadic perspective, this thesis considers the educationallyrelevant possibility of focusing not so much, or not only, on the (temporary) separation of theparent-child pair. The micro-processes of transition and confidence in the teacher-parent-childtriad, their mutual positions, alliances, or dis-alliances are considered educational. Attention isalso placed on the factors that make transition dynamics more or less smooth. At the same time,the study adopts a phenomenological, micro-pedagogical perspective (Bertolini, 1997, Mortari,2007, Caronia, 2011) (Demetrio, 1992) and describes the interactive dynamics in light of themicro-analytical meanings assigned to them by the protagonists (Stern, 1995, 2004) in an attemptto put the observed behavior in relation to the more "hidden" ideas and educational models.From a methodological point of view, the study follows the field research tradition in education(Lumbelli, 1980, Mantovani, 1998) and combines qualitative research tools (focus groups,interviews, observations) with some recent methodological innovations, developed in the field ofvideo research, using video in educational contexts (Goldman et al., 2007, Bove, 2008, 2009). Inthis sense, the study can be understood as a "pilot study on the method", since it explores the"training latencies" (Bove, 2009) of the tools and methods used, examining the importance ofpedagogical training microanalysis and video, and in particular the microanalysis of interaction.These tools seem to offer interesting implications for extended reflection and research ineducational services. Perhaps they can focus attention on micro-interactive processes, therebybringing out the ideas of educators, facilitating the detailed study of reflexivity process practiceswhich can link knowing-observing with the cognitive-interpretive-reflective sphere.

This idiographic study was conducted at an ECEC in Parma with the following objectives: toobserve, describe and analyze the interactive and relational dynamics patterns that developedbetween adults (parents, teachers) and children during transition to school from a microanalytical perspective; to gather the ideas of educators on some specific transition episodes,stimulating microanalytical reconstruction processes; to explore the educational potential of amixed methodological approach (visual and narrative) based on behavior observationdescriptions and reflection regarding the meanings ascribed to them by educators, who were theprotagonists. In general, we aimed at pedagogically focusing on moments of "home-schooltransition" to help reduce the distance that often separates the discourses of educators regardingthe relationship with the family from the daily practices put into effect in contexts, re-centeringthe attention of educators on their roles and their responsibilities and to observe the interactivecompetence of children and parents.Empirically, the research was divided into three phases, each involving the teachers in the ECEC,which was the research context, during different moments of observation and reflection on theirindividual and intersubjective behaviors. In the first stage, we explored the ideas and conceptionsof the teachers about education by conducting informal interviews, group discussions andparticipant observations. During the second phase, we explored the teachers' ideas regardinginteraction with children and parents in greater depth through microanalytic interviews - echoingthe method originally developed by Stern (1995) - aimed at fostering the narration of transitionepisodes deemed more or less "positive" by the teachers themselves. At the same time, wereobserved and videotaped 100 episodes of the "input and output" of the children and theirparents, 40 hours of which were subsequently selected as a representative sample for the microanalysis of the interactions observed, in an effort to identify patterns or recurring patterns ofinteraction. Finally, during the third phase of research, the teachers involved in the videorecordings were invited to participate in an exercise in order to reconstruct their critical-reflexivebehaviors mediated by images, to make them more aware by observing and analyzing thedynamic interaction processes and reflecting on their behavior and their assumptions.The data analysis (visual and narrative) made it possible to highlight the following aspects:- First, the microanalysis of the observed situations focused on the complexity of these transitionmoments, highlighting the role of teachers and the often non-verbal interactive skills of veryyoung children;- Analysis of discourses, and therefore the meanings, collected during the interviews and thesubsequent discussion with the teachers about the videos showed the changes in how theprotagonist-teachers commented on and interpreted their roles in welcoming the children toschool, including their reconsideration of the competences of children and parents.Overall, the results of this study allow us to confirm the educational value of the videomicroanalysis of interactions, which could also be further developed with respect to its impact onthe behavior of educators.

INDICEIntroduzionep. 3PRIMA PARTE: Quadro teoricoCapitolo 1. Relazioni e inter-azioni nei contesti educativi. Modelli teoricip. 191.1 Premessa1.2 L’ontologia della relazionalità. Un inquadramento interdisciplinare1.3 Dall’individualità alla relazione. La prospettiva della pedagogia dell’infanzia1.4 Connessioni e inter-connessioni ecologiche. Il contributodell’ecologia dello sviluppo1.5 Relazioni diadiche. Il contributo etologico-osservativo dell’attaccamento1.6 Interazioni, relazioni e culture. Studi cross-culturali1.7 Il “sistema madre-bambino”. Inter-soggettività, reciprocità e bi-direzionalità1.8 Oltre la diade. Verso una prospettiva triadica nello studio delle interazionieducative tra adulti e bambini1.9 Uno sguardo più consapevole sulle relazioni. Tra osservazionee “direzioni di senso”p. 21p. 23p. 35p.p.p.p.40475761p. 72p. 84Capitolo 2. Studiare le connessioni nei servizi per l’infanzia.Dibattito pedagogico e ricerche sulle transizionip. 912.1 Premessa2.2 La pedagogia delle relazioni al nido d’infanzia2.3 Regolarità, stabilità, prevedibilità nelle interazioni tra adulti e bambini2.3.1 Le ricerche empiriche sui momenti di transizione al nido d’infanzia2.4 La natura culturale delle interazioni2.4.1 Famiglie e servizi. Le ricerche in prospettiva culturale2.4.2 Relazioni tra culture: non solo una questione di etniap. 93p. 96p. 104p. 112p. 134p. 137p. 145I

SECONDA PARTE: La ricerca empiricaCapitolo 3. La ricerca empiricap. 1553.1 Premesse e obiettivi della ricerca3.2 Il contesto e i protagonisti della ricerca3.3 Il metodo3.3.1 Quadro metodologico e orientamenti di fondo3.3.2 Fasi e strumenti del percorso3.3.3 L’analisi dei dati: questioni di fondop. 157p. 167p. 171p. 171p. 175p. 184Capitolo 4. Analisi e discussione dei datip. 2034.1 Premessa4.2 Sezione I - Discorsi e pratiche di relazione con le famiglie:uno sguardo preliminare4.2.1 Che cosa significa “relazione con le famiglie”?Le parole iniziali delle educatrici4.2.2 I momenti di transizione: è lì che si gioca la relazione con le famiglie4.2.3 Saper costruire una buona relazione con le famiglie. Il ruolo educativo4.2.4 Interazioni, culture e stili educativi4.2.5 Non solo una relazione tra adulti. Riflessioni sul ruolo dei bambininei momenti di transizione casa-nido4.2.6 Oltre le parole: osservare i comportamenti educativi4.3 Sezione II- La danza delle micro-transizioni4.3.1 Ricostruzioni narrative. Il “qui e ora” di episodi di transizione “criticie positivi”4.3.2 Ricostruzioni osservative. Microanalisi degli episodi videoregistrati4.4 Sezione III- Un’esperienza di “riflessività formativa mediata dal video”4.5 Considerazioni metodologiche e prospettiveper la formazione degli educatorip. 205p. 207p. 207p. 210p. 217p. 223p. 232p. 239p. 248p. 249p. 308p. 339p. 353Conclusionip. 369Bibliografiap. 385Allegatip. 423II

Ai miei genitori,con immensa gratitudine.-1-

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INTRODUZIONELa tesi si colloca nell’ambito degli studi di pedagogia dell’infanzia ed esplorauno dei temi chiave del dibattito pedagogico sull’educazione nelle prime etàe nei servizi: la relazione tra educatori e genitori e, più precisamente, leinterazioni tra educatori, genitori, e bambini e le loro reciproche influenze einter-connessioni.Lo studio nasce dal desiderio di riprendere e sviluppare le riflessionipedagogiche che hanno approfondito questo tema e che, in particolare neiservizi per la prima infanzia, hanno contribuito a diffondere una cultura opedagogia delle “relazioni e delle interconnessioni” oggi profondamenteradicata nei contesti educativi del nostro paese (Mantovani, 2006, 2007). Laconsapevolezza dell’importanza di sostenere buone relazioni tra servizi efamiglie ha portato alla diffusione di diverse pratiche di co-educazione e dicollaborazione tra educatori e genitori (Epstein et al., 1997, Milani, 2008,Dusi, Pati, 2011) e rappresenta senza dubbio uno dei “fili rossi” del dibattitopedagogico nazionale e internazionale sull’infanzia e i contesti educativi. Findalla fine degli anni Settanta, infatti, da quando cioè il paradigma ecologicosi è affermato nel campo delle scienze umane, si è evidenziata la centralitàdelle relazioni, tanto dal punto di vista dello sviluppo, quantodell’educazione (Bertolini, 1987, 1999b). Questa sensibilità al tema e allanecessità di garantire la costruzione di reti di connessione “sufficientementebuone” tra contesti educativi ha alimentato, negli anni, la diffusione dinumerosi studi, ricerche e riflessioni formative. Eppure, nella maggior partedei paesi occidentali l’educazione è stata a lungo concepita ora come “affaredi famiglia”, ora come “affare di stato” (Milani, 2009) e questi steccatilasciano ancor oggi degli strascichi che riportano al centro della riflessionecontemporanea la questione del superamento di confini e barriere tra servizie contesti educativi. A fronte di questo “aut-aut”, specie nell’ultimoquarantennio (Castelli, Pepe, 2008, Milani, 2001b, Dusi, Pati, 2011), ildiscorso pedagogico si è battuto per sostenere e affermare la necessità della-3-

“co-educazione”, la necessità cioè che educatori/insegnanti e genitorieduchino insieme, riconoscendo le reciproche competenze e superando, nelrispetto delle differenze, quelle fratture che ostacolano il crearsi di “buonearee di sovrapposizione” (Epstein et al., 1997).Grazie anche all’impegno della ricerca empirica nei contesti educativi(Dewey, 1929) si registra oggi un unanime accordo,nel discorsopedagogico relativo ai servizi scolastici e prescolastici, sul fatto che “négenitori, né educatori possano educare da soli un bambino, ma piuttostoche l’educazione integrale [.] necessiti dell’opera di entrambi i soggetti”(Milani, 2009, p. 112) moltiplicando, attraverso la collaborazione, l’efficaciadegli interventi educativi degli uni e degli altri (Bronfenbrenner, 1979, 2005).L’acquisizione di queste consapevolezze – in particolare nei contestieducativi per la prima infanzia, dove si è consolidato un saperepsicopedagogico più profondo su quel “legame speciale” ed emotivamentemolto forte che unisce bambini e i loro genitori1 - ha trovato traduzioneempirica nella messa a punto di numerose pratiche o strategie diconnessione, contatto, comunicazione tra genitori ed educatori, riconosciuteanche a livello internazionale come indice di qualità dei servizi (Melhuish,Moss, 1991, Becchi, Bondioli, Ferrari, 2000, Bove, 2007, Bove, New, 2009).Eppure, recenti studi nell’ambito della psicologia dell’educazione e dellapedagogia della famiglia (tra cui Catarsi 2003b, Lawrence-Lightfoot, 2004,Nigris, 2005, Formenti 2007, Milani 2009, Sellenet 2010) evidenzianoquanto invisibili barriere, difficoltà e conflitti possano ostacolare, nella lorotraduzione, la realizzazione dei principi ideali/orientativi della “buonarelazione” tra genitori ed educatori. Se infatti il piano dichiarato e“intenzionale” (Cambi, 2005), il lato più visibile di questa relazione, è fattodi routine, modelli e obiettivi spesso consolidati e istituzionalizzati,sappiamo anche che condividere la crescita e l’educazione di un bambino,specie quando molto piccolo, mette in gioco “rappresentazioni e affetti”Un legame dal cui sostegno dipende buona parte del benessere psicologico erelazionale durante le prime età.1-4-

(Emiliani, Molinari, 1995) profondi in ciascun partecipante a questarelazione. Ad oggi, nella sterminata letteratura sul coinvolgimento deigenitori nei servizi, non possiamo certo ritenere sottovalutata la dimensionedelle difficoltà legate alla stessa “asimmetria tra i ruoli e posizionamentidiversi [degli educatori e dei genitori] nel dialogo” (Bove, 2010) e questoanche grazie alle recenti riflessioni sulla natura culturale e interculturale dellerelazioni scuola-famiglia (Nigris, 1996, Favaro, Genovese, 1996, Genovese,2007, Bove, New, 2009, Bove, 2010).Tuttavia, se guardiamo alla ricerca nei servizi, possiamo notare come siarimasto particolarmente in ombra questo “quid” che alcuni autori hannoefficacemente chiamato il “sub-testo” (Lawrence-Lightfoot, 2004) dellarelazione. Si tratta di un piano meno visibile, fatto di significati, aspettative,desideri e rappresentazioni – tanto degli educatori, quanto dei genitori - cherimangono spesso nella sfera del nascosto, del non interrogato, del “nondetto” (Massa, 1989, 1992). Tutto ciò rischia da un lato di generare uno iato,vale a dire uno “scarto” (Massa, 1997, Contini, 2009) tra le intenzionidichiarate degli educatori e le pratiche agite nella quotidianità educativa, edall’altro la sottostima di questa dimensione può indurre nel rischio dioffuscare quegli elementi facilitanti della relazione con le famiglie “cherisiedono in gran parte, anch’essi, [.] come le barriere, nella sfera delsommerso”, degli impliciti che aleggiano nella relazione (Sità, in stampa).Tali dimensioni sembrano presentarsi con maggior forza ed evidenza sepensiamo al carattere multi-culturale che caratterizza i servizi educativi delnostro tempo e che spesso genera, nei genitori e negli educatori, la necessitàdi incontrarsi e di costruire alleanze a partire da modelli e riferimenticomunicativi, linguistici, valoriali ed educativi, anche profondamente diversitra loro. Qui lo scarto tra dichiarato e agito diviene ancor più evidente,come messo in luce dai dati emersi da recenti ricerche internazionali sulladimensione interculturale delle scuole dell’infanzia (Tobin, Mantovani2,La ricerca internazionale Children of immigrants in early childhood settings of five countries.A study of parent and staff beliefs, avviata nel 2003, è stata finanziata per la parte2-5-

discussa in Mantovani, 2007, Bove, 2007, 2009, Tobin, Mantovani, Bove,2010). “Il confronto con la dimensione pratica delle interazioni [consente,infatti, di portare alla luce] [.] le questioni della diversità interetnica, [cosìcome] [.] pensieri, emozioni, aspettative [dei genitori e degli educatori]”(Bove, 2011, p. 167) spesso sottaciute.A partire da queste premesse – approfondite, nel corso del lavoro di tesi,attraverso la disamina della letteratura - la ricerca si è proposta anzitutto diprovare a mettere a punto un percorso esplorativo volto ad indagare se e inche modo la pedagogia delle relazioni (Bondioli, Mantovani, 1997) potesseessere interrogata a partire dalla dimensione pratica delle interazioni, per risalire a“ciò che sta nella mente dei soggetti coinvolti e in particolare deglieducatori, pensati come soggetti che hanno una responsabilità prioritarianella costruzione delle condizioni che rendono vitale e produttiva questarelazione” (Sità, in stampa). Ci siamo cioè chiesti se lo studio“microanalitico” delle interazioni tra adulti e bambini, che trova indicazionidi metodo precise nella ricerca psicopedagogica recente, avrebbe potutoessere d’aiuto per riportare l’attenzione degli educatori al riconoscimento delproprio e dell’altrui posizionamento nella relazione, riducendo lo scarto trala dimensione “idealizzata” e quella relativa ai “rituali d’interazione”.L’attenzione verso questi aspetti ha infatti introdotto, nella ricerca psicopedagogica relativa al formarsi delle relazioni educative, l’uso di metodi estrumenti per conoscere e comprendere meglio le caratteristiche delbambino ma anche dell’adulto, il loro legame e i rispettivi ruoli. Alcontempo le più recenti ricerche condotte in un’area che si colloca tra lapsicologia dello sviluppo, sociale e clinica (Fivaz-Depeursinge, CorbozWarnery, 1999, Simonelli, et al., 2012), stanno portando sempre più ariconoscere come l’osservazione micro-analitica delle interazioni tra adulti einternazionale dalla Fondazione Bernard Van Leer (222.2004.039) e coordinata daJoseph Tobin (Arizona State University) e per la sezione nazionale (MIUR 2005)da Susanna Mantovani. Si rimanda al sito www.childrencrossingborders.com.-6-

bambini dischiuda nuove opportunità di concettualizzare le caratteristiche elo studio del formarsi delle relazioni.La ricerca ha preso altresì forma a partire da alcune evidenze, e in partelacune, rilevate esplorando la letteratura psicopedagogica sulle transizioni alnido d’infanzia.In primo luogo, a fronte dell’ampia letteratura legata al momento delprimo ingresso al nido, ovvero dell’inserimento, si rileva un numero piùesiguo di studi pedagogici recenti relativi agli ingressi e alle uscite quotidiane(accogl

Varin, Riva Crugnola, 1996) e la loro centralità nella costruzione di buone relazioni tra servizi e famiglie (Milani, 2009), richiamando l'attenzione al ruolo dell'osservazione delle interazioni nella formazione degli educatori. Ricerche nel nido d'infanzia, in particolare, hanno messo in luce la